mercoledì 15 novembre 2017

Spiritualità dal basso (quarta parte)



Buon pomeriggio,
eccoci con la quarta parte delle riflessioni riguardo il libro "Spiritualità dal Basso", questa sarà breve, mentre le successive saranno più ampie altrimenti non lo finiamo più.

"Le Tradizioni del monachesimo".

In questa parte si parla della vita monastica e dell'incontro con Dio; il percorso dei monaci può valere anche per noi poichè il percorso è lo stesso, ovvero scendere nella propria realtà per poter arrivare a Dio.
Scendere nella propria realtà non significa solo capire i propri limiti e le proprie debolezze, ma anche essere consapevoli delle proprie passioni e i propri pensieri.
Se siamo consapevoli dei nostri peccati e non li giustifichiamo, ma cerchiamo di capire il nostro errore e vogliamo migliorarci in modo concreto, allora chiedendo aiuto a Dio la strada verso di lui è si tortuosa ma leggera.

C'è un passaggio del libro che trovo particolarmente complicato poichè se si interpreta nel modo sbagliato si rischia di sbagliare completamente il percorso.
Il passaggio è:
"Gli orgogliosi soffrono costantemente a causa dei demoni. Signore - gli dico io - giacchè tu sei misericordioso, fammi sapere cosa devo fare affinchè la mia anima diventi umile! E il Signore rispose alla mia anima: Tieni la tia coscienza nell'inferno e non dubitare." (Lafrance, 53s)

Perchè mai dovrei tenere la mia anima all'inferno se la mia vita di cristiana dice l'opposto?
Sappiamo tutti che l'inferno equivale alla separazione da Dio, allora perchè mai dovrei restarci? il mio scopo è decisamente diverso!
Ecco, in realtà questo passaggio ci dice una cosa meravigliosa.. ovvero che quando finiamo negli abissi, quando tocchiamo il fondo, non dobbiamo scappare per voler tornare il superficie il prima possibile, ma dobbiamo restare in quell'abisso per capirlo, per comprendere noi stessi e per renderci conto che solo Dio può risollevarci.
Il fuggire dall'abisso può essere la cosa migliore ma in realtà è un grosso errore perchè scappare non ci rende consapevoli delle nostre fragilità e dei nostri limiti, ma cosa più importane, non ci fa affidare a Dio....

Un passaggio bellissimo per comprendere la spiritualità dal basso riguarda una citazione di un abate, Antonio:
"Se vedi che un giovane monaco con la sua volontà vola verso il cielo, afferralo per i piedi e tiralo giù, poichè non ne ricaverebbe alcun vantaggio" (Smolitsch, 32)
Questo è soprattutto un errore dei giovani, come abbiamo detto anche nelle parti precedenti parlando degli Ideali.
Se non conosciamo noi stessi, non possiamo pensare di conoscere Dio.
Per quanto nel nostro immaginario collettivo pensiamo che sia una scala verso l'alto che ci porterà a Dio, in realtà dobbiamo prendere una scala che scende.

"[...] tutto ciò che Dio permette che accada, non c'è niente di inadatto; al contrario, tutto è sensato e conforme al fine.[...]" (doroteo)

Mettiamoci in riflessione:
prendiamo i nostri peccati, possiamo anche scriverli su di un foglio per avere un quadro più concreto, poi vediamo di capirli magari appuntando riflessioni di giorno in giorno.
Non è un lavoro semplice, ci vorrà tantissimo tempo ma credo possa essere estremamente utile per poter essere coscienti di ciò che c'è realmente dentro di noi.
Dopo questo lavoro ci si confessa, vi posso assicurare che la confessione verrà vissuta in modo molto diverso sia il durante che il dopo.
E' un modo per vivere la preparazione al sacramento in modo più profondo e per arrivare all'incontro con Dio che può avvenire in confessionale.
Poi mi direte se avete notato qualcosa di diverso...

A presto con la prossima parte.
Un caro abbraccio
Cristina

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