giovedì 9 novembre 2017

Spiritualità dal basso (3° parte)



Buon pomeriggio,
eccoci con il terzo incontro del book club, cosi finalmente anche nel blog ora ci sono i primi tre incontri; la prossima settimana continueremo a cadenza ben precisa.
Il secondo incontro  lo trovate QUI.

2° Capitolo, da pag. 17 a pag 28. "Esempi Biblici"

Nella Bibbia troviamo esempi perfetti di persone che hanno sperimentato la spiritualità dal basso, hanno commesso gravi colpe e hanno gridato a Dio dal profondo.
Nell'Antico testamento tra i tanti troviamo 3 personaggi importanti:

- Abramo, che in Egitto rinnega sua moglie (per un suo vantaggio), deve poi intervenire Dio per liberare Abramo dalle conseguenze della sua bugia. (Gen 12, 10-20)

- Mosè, era un omicida; in un eccesso di rabbia aveva ucciso un egiziano.
Si dovrà confrontare con la propria inutilità (con l'immagine del roveto ardente), per essere assunto da Dio proprio da fallito.

- Davide, va con Bersabea, la moglie di Uria. Lei resta incinta e lui ordina di mandare in guerra il marito in modo che resti ucciso.

Le figure chiave dell'Antico Testamento prima hanno attraversato l'abisso, hanno  scoperto la loro impotenza, per porre la speranza in Dio lasciandosi trasformare diventando figure-guida della fede e dell'obbedienza.

Nel Nuovo Testamento Gesù sceglie Simon Pietro come base della sua comunità, colui che lo ha rinnegato e tradito.
Gesù non aveva scelto apostoli pii e affidabili, ma peccatori e difettosi su cui ha fondato la Chiesa perchè erano testimoni adatti della Misericordia di Dio.

Pietro, è diventato roccia per gli altri, ma in realtà la roccia non è lui ma la fede.

Paolo, da buon fariseo era un rappresentante della Spiritualità dall'alto, quando cadde da cavallo, proprio li, a terra, sperimenta la sua impotenza.
Quell'impotenza della spiritualità dal basso, ovvero essere in balia della propria realtà di miseria; in quel momento sperimenta che Cristo agisce in lui trasformandolo.
La sua vicenda fa capire che non possiamo raggiungere Dio attraverso la virtù e l'ascesi ma riconoscendosi impotenti.

Chissa quante volte abbiamo sperimentato la spiritualità dal basso senza però rendercene conto,, o per lo meno senza riuscire a darle un nome, ad identificarla per fare in modo che ci potessimo trasformare.

La potenza di Dio si manifesta tanto più fortemente in noi, quanto minore è la nostra forza.
Se siamo sani e forti (sotto ogni aspetto), come possiamo fare spazio a Dio?

Gesù come abbiamo detto, ha una spiritualità dal asso, si rivolge a pubblicani e peccatori perchè sono aperti all'amore di Dio.
I "giusti" invece, ruotano intorno a se stessi nel loro sforzo di perfezione spirituale, ciò non toglie che lo fanno er piacere a Dio ma mettendo se stessi al centro sbagliano strada, infatti Gesù con loro è duro!
Se si è perfetti nei precetti e nel seguire i comandamenti, ma non si è misericordiosi e piccoli, Dio in realtà è lontano dalla nostra vita.

Il libro cita delle parabole eccellenti come esempio della strada da seguire; la parabola del fariseo e del repubblicano (Lc 18,9-14) ; del tesoro nascosto (Mt 13,44-46) ; della perla preziosa (Lc 15,8s) e della zizzania (Mt 13,24-30).

Tratterò nello specifico due di queste parabole:
- la parabola della perla preziosa.
Questa parabola ci fa riflettere su un aspetto della spiritualità dal basso, ovvero la nostra relazione con Gesù.
Gesù lo possiamo vedere come la perla, come sappiamo le perle crescono nelle ferite delle conchiglie, nello stesso modo Gesù cresce in noi e lo troviamo proprio quando siamo i contatto con le nostre ferite e le riconosciamo.
E' proprio nella ferita che cresce una relazione con Dio.

- la parabola della zizzania.
In questa parabola ritroviamo ancora l'ideale di cui abbiamo già parlato, in questo caso l'ideale è rappresentato dall'Uomo puro e giusto (il grano buono) senza difetti o debolezze.
La zizzania invece rappresenta l'uomo con difetti, che non segue con rigore la fede, che "cade"...
Tutto questo è un lato della spiritualità dall'alto che porta a voler avere una chiesa perfetta, che esclude il peccatore e il debole, praticamente l'opposto di ciò che in realtà vuole Gesù.
La parabola insegna moltissimo; i servi che vogliono estirpare la zizzania sono come l'idealista rigoroso che vorrebbe estirpare ogni difetto subito.
Ma il Signore risponde:
<< No, perchè non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura>>

Tutto questo cosa vuole farci capire?
Chi vuole essere senza difetti finisce per estirpare la sua vitalità, nell'estirpare la sua debolezza distruggerebbe anche la sua forza
Sul campo di chi vuole essere corretto in tutto e per tutto crescerà solo del grano povero.

Sempre in riferimento alla parabola della zizzania, ricordiamoci che alla fine della nostra vita terrena sarà Dio a separare la zizzania dal grano buono; non spetta a noi farlo!

Solo capendo chi siamo veramente possiamo lasciar convivere la zizzania e il grano buono, snaturando noi stessi e quindi estirpando prima del tempo, ci ritroveremo ad avere un raccolto misero.

Se ci pensiamo bene, l'incarnazione di Dio in Gesù Cristo è il segno tangibile della spiritualità dal basso.
Gesù è nato in una stalla, in provincia, in un corpo di uomo che prova sofferenza.
La discesa e l'ascesa sono fondamentali, in ogni religione sono fasi che vedono come fine la trasformazione di Dio.

Concludo citando la lettera ai Filippesi di Paolo:
"Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini; [...] umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2,6-9)

Buona serata
Cristina

Nessun commento:

Posta un commento